Viaggio nel "witch camp" per ascoltare la versione delle "streghe"
26 aprile 2019 - Essere volontario sul campo vuol dire interfacciarsi ogni giorno con situazioni inedite, fare un viaggio in mondi ai quali non avresti mai pensato e cercare, sempre, un canale di comunicazione con tutti. Infondere fiducia per chiedere, a chi si sta cercando di aiutare, di spalancare le finestre della propria esistenza anche sugli scorci più dolorosi e meno comprensibili. È quello che è successo ad Alice, volontaria del VIS, che ha fatto visita e si è conquistata la fiducia delle "streghe". Queste donne, confinate del witch camp, sono spesso vedove e ad attribuire loro l'assurda accusa di praticare la stregoneria e le arti magiche sono i capo villaggi o i capo famiglia. Le loro colpe? Molto spesso basta essere rimaste sole al mondo e con un patrimonio anche solo modesto. Le accuse di stregoneria sono funzionali a sottrarre, a queste povere donne, quel poco che hanno. Anche in questo caso i gesti di rifiuto e di ostracismo sono il paravento per egoistiche ragioni di cattere economico o sociale.