#TALESOFAFRICA: LA STORIA DI SENY


Seny Diallo, dopo una notte sul barcone nel Mediterraneo, assieme ad una altra settantina di migranti viene salvato da una motovedetta italiana. Arriva a Lampedusa. Dopo una settimana viene trasferito nel centro di accoglienza di Aidone.

15 settembre 2013. Seny Diallo, parte da Tambacounda, una  città a sud del Senegal. Un posto tipicamente africano, pieno di strade sterrate, con villaggi di capanne dove ancora per coltivare la terra si usano il mulo e l’aratro. Seny ha studiato nella scuola di Kedougou e vuole una vita migliore. Parte. Arriva prima in Mali, passa per Bamako, direzione Agadez. Passa il deserto della Mauritania con non poche difficoltà. Rischia di morire, caldo e fame su uno di quei camion pieni all’inverosimile di persone. Arriva finalmente in Libia. E’ fortunato, dopo appena un paio di settimane trova il barcone che lo porta in Europa.

25 ottobre 2013. Seny Diallo, dopo una notte sul barcone nel Mediterraneo, assieme ad una altra settantina di migranti viene salvato da una motovedetta italiana. Arriva a Lampedusa. Dopo una settimana viene trasferito nel centro di accoglienza di Aidone. Dopo due anni nel centro di accoglienza gestito dall’associazione Don Bosco 2000, grazie alle sue spiccate qualità linguistiche, diventa mediatore culturale, esce fuori dall’accoglienza e viene assunto con un contratto a tempo indeterminato.

Seny è passato da migrante a lavoratore: uno stipendio, una maggiore autonomia, una dignità. Da agosto 2016 lavora nel centro di accoglienza a Villarosa ubicato in due beni confiscati alla mafia.

31 ottobre 2016. Seny Diallo torna a Tambacounda. “Ho rischiato di morire prima nel deserto e poi nel Mediterraneo. Voglio che i ragazzi della mia città che vogliono venire in Europa sappiano che durante il viaggio si rischia di morire. Quando partiamo non pensiamo che si possa perdere la vita. Vogliamo una vita migliore, vogliamo sconfiggere la povertà ed allora chiudiamo gli occhi e partiamo. Ci affidiamo a chiunque pur di arrivare in Europa”.

La storia di Seny non è di fantasia. E’ una storia vera. Seny è forse il primo migrante dalla primavera araba in poi a tornare nel suo paese dopo aver ricevuto la protezione umanitaria.

Insieme ad una delegazione dell’associazione Don Bosco 2000 è rientrato nel suo paese con l’obiettivo di potenziare la campagna Stop Tratta promossa dal Vis e di Missioni don Bosco e di e fare impresa nel suo paese di origine. “Dopo aver passato tre anni in Italia mi sono reso conto che in Senegal si possono fare tante cose. Da solo non ce la faccio ma sono sicuro che l’aiuto delle associazioni salesiane potremmo fare lo start up di alcune imprese agricole. In Senegal è difficile fare l’imprenditore. Nelle campagne il tessuto economico è scarso. Non ci sono strade asfaltate. Manca la tecnologia. Ma se cominciamo sono sicuro che le cose andranno bene.  Abbiamo il sole, l’acqua, il clima. Ci manca solo l’innovazione che avete voi in Europa ed un po’ di esperienza. Se cominciamo sono sicuro che altri ragazzi senegalesi potranno copiare il nostro esempio.

Grazie all’associazione Don Bosco 2000 sono tornato nel mio paese. Insieme a loro abbiamo coinvolto 33 giovani e con 4 di questi abbiamo cominciato a realizzare orti sostenibili con tecniche di irrigazione moderna. Così partendo dal basso possiamo convincere i ragazzi che vogliono partire con il rischio di perdere la vita, a rimanere in Senegal ed avviare microprogetti sull’agricoltura.